Amiatanews (Giuseppe Serafini): Piancastagnaio 24/10/2016
La figura del sacerdote fiorentino, è stato motivo di un interessante convegno all’interno della manifestazione “Penne e Video Sconosciuti”, con relatore il qulificato storico Prof. Lauro Seriacopi
Georges Bernanos, il grande poeta e drammaturgo francesce del secolo scorso, autore del celebre romanzo, “Il diario di un curato di campagna”, convertitosi al Cristianesimo dopo una vita burrascosa, in tarda età, soleva dire: “I convertiti sono ingombranti.”
Proprio Don Lorenzo Milani, il prete fiorentino, di cui nel prossimo 2017 si ricorderanno i 50 anni dalla prematura morte, fu un figlio della Chiesa troppo ingombrante per una gerarchia che, fino all’ultimo, non capì e non volle capire, il suo intimo slancio di amore, verso gli ultimi, coloro che la società, come oggi, rendeva ostaggi di una emarginazione, senza via di recupero sociale. Una figura, che, come un dono prezioso, ci è stata presentata Sabato mattina u.s., in maniera e gregia e passionale, dal prof. Lauro Seriacopi in un incontro dedicato, tenutosi a Piancastagnaio nell’ambito della manifestazione “Penne e Video Sconosciuti” dedicato al vasto mondo dell’editoria giornalistica scolastica.
Don Lorenzo Milani, figlio di genitori ebrei della buona borghesia fiorentina, ebbe una vita agiata, con studi regolari classici, fino alla sua conversione, l’entrata in seminario, l’ordinazione sacerdotale. Dal primo momento, la sua voglia di essere un prete vero al servizio del Vangelo, trovò ostacoli da parte dei suoi superiori. L’esperienza pastorale a Calenzano, formò l’uomo a quelle che erano le esigenze di una attenzione alla persona, ai suoi bisogni, alle sue istanze di verità e giustizia.
Naturalmente, le sue idee, considerate troppo avanti per una Chiesa ancora lontana dai venti conciliari, gli procurarono dolori e incomprensioni con i suoi Vescovi; prima il Cardinale Elia dalla Costa, successivamente il Vescovo Ermenegildo Florit, fino al trasferimento forzato nella piccola e isolata parrocchia di Barbiana, nel Mugello, una comunità composta da una decina di contadini, dove, quasi come una punizione, l’uomo avrebbe dovuto finire i suoi giorni, lontano da tutti.
A Barbiana, invece, nacque quella meravigliosa esperienza della scuola e del riscatto sociale, dei figli dei contadini, tolti da una vita fatta di solo lavoro e mancanza di un minimo di istruzione per poterla affrontare con dignità, senza essere sopraffatti dalle alternative di un mondo, ormai in corsa.
Don Milani, intese la scuola come attività primaria, ventiquattro ore su ventiquattro, senza giorni prefissati, estate e inverno. La didattica, fatta di cose, oggetti e realtà quotidiane, la natura, in tutti i suoi aspetti, una grande lavagna in cui i ragazzi apprendevano tutto senza limitazioni. La lettura dei giornali e i fatti del mondo, materie di riflessione quotidiana. Anche lì, non mancarono le sofferenze per il priore. Ma da lì nacquero quei temi cari al prete, condivisi con i suoi ragazzi.
“Lettera a una professoressa”, “L’obbedienza non è più una virtù, “Esperienze pastorali”, sono testi che ancora oggi, a rileggerli, fanno seriamente riflettere.
Don Lorenzo, volle bene ai suoi ragazzi, fino all’ultimo. Qualche giorno prima di morire, scrisse queste toccanti parole: “Ho voluto più bene a voi, che a Dio; ma, credo che lui, di questo, non ne terrà conto.”Nella grande stanza dove si faceva lezione, avevano scritto una grande frase, che i giovani americani, pionieri della contestazione contro l’assurda guerra in Vietnam, amavano dire “I care” – “Mi sta a cuore”. Lui, in una lettera, scrisse: “Mi sta a cuore, è l’esatto contrario del motto fascista ‘Me ne frego!’
A Don Lorenzo, stava a cuore tutto, ma, in particolare l’uomo, quello che, ancora oggi, resta indietro. E gli stava a cuore quella Chiesa, a cui aveva donato tutta la sua vita. Fu obbedientissimo, ma, anche lui, forse avrebbe detto, come il suo confratello predecesssore, Don Primo Mazzolari, Parroco di Bozzolo, nella Valpadana: “Obbedientissimo in Cristo.”
Sappiamo, che anche la vita di Don Primo Mazzolari, altra grande figura del dopo guerra, non fu tutta rose e fiori. Chissà, forse, il sogno di Don Lorenzo Milani, si sta realizzando, nel pontificato di Francesco, l’uomo venuto dalla “Terra del fuoco”, che sta gridando al mondo quell’unica e importante frase: “Nessuno resti indietro”, che è anche il titolo del libro del bravo Roberto Alborghetti, presentato poche ore dopo durante la giornata di “Penne e Video Sconosciuti”.
Ce lo auguriamo, ricordando, con commozione, una indimenticabile figura del Vangelo reso esperienza viva.
Vi lasciamo con l’intervista al Prof. Lauro Seriacopi