Amiatanews: Siena 07/02/2021
Quale l’impatto psicologico della pandemia nelle nostre vite?
Domande e risposte con la psicologa e psicoterapeuta Elena Lorenzini
Abbiamo passato un 2020 caratterizzato dalla pandemia, che ci ha costretti a ricorrere a misure estreme per salvaguardare la nostra salute. Ma quale è stato l’impatto psicologico della pandemia nelle nostre vite?
La pandemia e le misure per contrastarla credo abbiano determinato vari effetti, il primo che mi viene in mente è la percezione del non controllo sulle nostre vite, negli ultimi anni abbiamo avuto la falsa credenza di poter decidere ed organizzare qualsiasi cosa e che la qualità dell’esistenza fosse determinata dall’avere tutto e subito e non fermarsi mai. Inoltre abbiamo capito cosa vuol dire l’assenza delle persone care, volerle stare vicino ma impossibilitati a farlo. Spero che questi insegnamenti non vadano presto dimenticati.
Durante il lockdown della scorsa primavera molte persone hanno dovuto fare i conti con l’isolamento domestico, mentre la seconda ondata del periodo autunnale ha portato a restrizioni meno pesanti, ma più durature. Che tipo di conseguenze psicologiche può avere questo semi-lockdown che stiamo vivendo nella seconda ondata?
Sicuramente ha avuto un risvolto negativo in termini di progettualità ( non posso fare progetti a lungo termine) e di sicurezza ( speravo fosse tutto passato e così non è), però dando uno sguardo agli aspetti positivi credo che questi mesi abbiano permesso a molte persone di rallentare i ritmi frenetici delle loro vite e prendere sul serio il proprio benessere psicologico e fisico (mangiare meglio, dedicarsi a cose diverse come fare l’orto in terrazzo o imparare nuove cose con la possibilità di seguire i corsi online).
Quando la pandemia sarà alle spalle, ci saranno delle conseguenze psicologiche che ci porteremo dietro e che cambieranno irrimediabilmente il nostro modo di pensare o di stare con gli altri?
Gli studi sugli effetti della pandemia sono in corso, quello che mi viene da pensare è che dovremo purtroppo lottare con la ‘paura’ di vivere liberamente come prima, ovvero ci fideremo davvero degli altri e della loro vicinanza? Aboliremo dentro di noi il concetto di assembramento cosi ora vietato?
Ansia e depressione sono condizioni molto presenti nella nostra società: durante la pandemia sono aumentate? Che cosa possiamo fare per diminuirne l’impatto?
Alcuni studi statistici indicano che in Europa il 14% della popolazione è attualmente affetta da disturbi depressivi. In Italia il dato si aggira intorno all’11% in più rispetto ai dati del 2019, quindi sicuramente i disturbi d’ansia e depressione sono aumentati o peggiorati in coloro che già soffrivano di questo male. Fra l’altro sembra che la depressione non abbia risparmiato nessuno e che più o meno tutte le fasce di età sono state colpite dal provare questi disturbi.
Rispetto a cosa fare per diminuire l’impatto è prendere una maggiore consapevolezza del problema (come mi sento? Le mie abitudini sono variate? Perché non riesco a fare quello che facevo prima?) per lavorare così sulle cause che hanno portato a questo stato e se la situazione è invalidante o sentiamo che non siamo più quelli “di prima” chiedere aiuto senza timore o vergogna.
Durante la pandemia abbiamo sperimentato lunghi periodi di “distanziamento fisico” per diminuire i rischi di contagio, che è diverso dal “distanziamento sociale”, dal momento che una forma di socialità possiamo trovarla anche online. Tuttavia questa mancanza di contatto fisico e di presenza avrà delle conseguenze sul nostro modo di pensare e di rapportarci con gli altri?
Come detto prima dovremo trovare il modo di riavvicinarci all’altro senza la paura che sia per noi pericoloso. Quello che mi fai ben sperare è il fatto che soprattutto gli adolescenti dopo mesi di DAD e di video chiamate sentono molto la mancanza dei coetanei e dei rapporti dal vivo, quindi credo che non appena la situazione lo consentirà molti cercheranno di tornare a vivere i rapporti amicali in ”presenza” magari dando loro un diverso significato e importanza.
Come cambiano i rapporti amorosi o le relazioni romantiche durante la pandemia? La difficoltà può rafforzare il legame oppure le coppie rischiano di rompersi?
Durante il primo lockdown e nei mesi a seguire è cambiato il modo di conoscere l’altro, c’è stata un’impennata di iscrizioni ai siti di dating e di chat di appuntamenti, quindi le persone nonostante tutte le difficoltà in qualche modo hanno continuato ad avere il desiderio conoscersi. Certo il problema è quello di poter poi incontrare la persona dal vivo, oggi, anche se si abita vicini, può essere più difficile incontrarsi e per prudenza, preferiscono fare il primo appuntamento online magari sorseggiando un aperitivo a distanza. Il rischio di questi incontri online è che si crei un’alta aspettativa o che la persona faccia vedere solo una parte di sé creando delle false credenze nell’altro. Più difficoltà e discussioni si sono avute nelle coppie rodate dovute alla mancanza di spazi individuali o al non essere abituati a condividere la casa 24 ore su 24.
Che tipo di effetto ha avuto l’isolamento sulla sessualità all’interno della coppia?
Non ho dati per poter fornire una risposta certa, ma sicuramente il tono dell’umore basso, i litigi all’interno della coppia, il rimescolamento di spazi e tempi della vita quotidiana, la sovrapposizione dell’ambito lavorativo con quello privato e la presenza in casa dei figli impegnati nella didattica a distanza credo abbia influito negativamente sull’intimità di coppia.
Che conseguenze psicologiche rischia di avere questa pandemia per le persone disoccupate o inoccupate?
Credo abbia aumentato la percezione di impotenza e la falsa credenza “cerco – non trovo – sono sbagliato”, creando un aumento di stati d’animo negativi e la tendenza a non cercare neanche più il lavoro. Speriamo che il 2021 porti un po’ di spiragli di ottimismo e ripresa così che anche il più pessimista possa rimettersi in moto!
Gli impatti dell’isolamento hanno avuto un effetto diverso sulle donne rispetto agli uomini?
Penso che entrambi abbiano subito gli effetti funesti di questo anno, credo anche però che il peso della gestione familiare dei figli a casa, la DAD e l’organizzazione del lavoro sia ricaduta di più sulle donne costringendo molte di loro a ridurre l’orario di lavoro o addirittura lasciare l’impiego per stare dietro ai figli.
Di cosa ti sei occupata nel tuo percorso professionale e come possono contattarti le persone interessate a una consulenza o a un sostegno psicologico?
Come psicoterapeuta familiare mi occupo prevalentemente di terapia di coppia, sostegno individuale e familiare. Sono diplomata in psicoterapia sistemico-relazionale, e negli ultimi anni mi sono specializzata nel sostenere la genorialità delle coppie che si sono separate.
Negli ultimi mesi. fra poco nell’ultimo anno, ho affrontato con le persone che seguo la paura della malattia, il timore dovuto alla perdita di controllo sulla propria vita e l’angoscia di questi mesi di non esistenza sociale. Credo che a tutti ormai è chiaro l’effetto che ha avuto, che ha e che avrà sulla nostra psiche il lockdown, la pandemia e tutto ciò che ci ruota attorno, penso che molte persone sono state sensibilizzate al tema e che la vergogna o timore a chiedere aiuto sia migliorata.
Mi piacerebbe che anche chi governa e si occupa delle decisioni a livello nazionale, prendesse un po’ più a cuore la salute mentale dei cittadini cercando di pubblicizzare tutti i servizi esistenti pubblici e privati e ponesse la giusta attenzione al fatto che posso stare bene fisicamente ma se provo paura, ansia, depressione, manie o psicosi mi sento più incerto e quindi anche più fragile.
Ulteriori approfondimenti
Dott.ssa Elena Lorenzini
Psicologa – Psicoterapeuta Sistemico relazionale – Consulente per l’orientamento- Mediatore familiare
elena.lorenzini@alice.it